Barry Farm’s, il quartiere nero di Washington

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Una storia particolare quella che circonda questo distretto del south-east di Washington.

Un distretto, le cui radici si fondano al tempo della schiavitù, che diventa famoso grazie all’inventore del Black Basketball: Edwin Henderson.

Tanti i campioni che si concentrano sul campetto asfaltato della Goodman League. Ma scopriamo la sua storia…

Land! Give us Land!

Una frase molto importante e significativa per gli schiavi di colore!

A seguito della proclamazione dell’abolizione della schiavitù, avvenuta  nel corso del 1863 grazie all’allora Presidente Abraham Lincoln, gli schiavi della zona volevano una sola cosa oltre alla libertà appena guadagnata: la terra.

Nel 1867 il Freedmen’s bureau comprò dai Barry, proprietari terrieri bianchi, quasi 400 acri di terra destinati alla piantagione di tabacco familiare nel quartiere south-east di Washington, che verranno donati agli ex chiavi della città.

Nasce così il famoso distretto Barry Farm’s

Cinquecento le famiglie che si trasferiscono nella nuova terra dopo pochissimo tempo. All’inizio la popolazione bianca non sopportava di convivere con queste persone tanto da imporre un ” Negro Price” per la merce venduta.

Sette gli anni di concessione dati agli schiavi per coltivare il lotto di terreno, pagando una tassa di 76 dollari (all’epoca un’enormità) un permesso per costruire un’abitazione.

Il ricavato dalle concessioni e dei vari lotti sarebbe stato destinato alla creazione della Howard University, della Richmond Normal School e della Saint Augustin Normal School in Raleigh.

Barry Farm’s oggi

Dal 2018 il governo americano ha consegnato ai residenti del distretto popolare dei voucher per lasciare le proprie case con l’obiettivo di rinnovare le abitazioni locali.

I residenti, spesso costretti a vivere in case molto più piccole rispetto alle originali e in altri quartieri, cercano in tutti i modi di preservare l’aspetto storico di questo quartiere.

Edwin Henderson: The Black Basketball

Thanks to Tyrone Turner / WAMU

Dal 1975 Barry Farm diventata ancora più famosa in quanto home della Basketball League rinominata poi Goodman League.

Il fautore di tutto questo sucesso è Edwin Henderson, figlio di schiavi, che nacque nel 1883 proprio a Barry Farm.

Edwin ebbe la fortuna di conoscere il nuovo gioco, ancora ai suoi esordi al tempo, grazie ai corsi estivi frequentati alla Howard University poco distante dalla Springfield di James Naismith l’ideatore del basket.

Un giorno decide insieme ad un amicodi provare a fare due tiri i allo YMCA ma dopo soli dieci minuti vengono sbattuti fuori dagli altri giocatori bianchi dal campo.

Inizia così la sua battaglia che permetterà ai Blacks di poter giocare a questo sport.

La Black Basketball League

“Se non posso partecipare alle partite allora creerò una mia lega di pallacanestro personale” , queste le parole chiave di Henderson.

Da un palazzo di mattoni di quattro piani sula Dodicesima Strada inaugurato dopo pochi giorni dal Natale nasce la prima Black Basketball League della storia.

A soli 24 anni Edwin Henderson fonda la sua lega, a meno di 30 entra nella Basketball Hall Of Fame e fondò le due squadre di Washington “gli Imbattuti della dodicesima strada YMCA” e “Gli Howard Big Five“.

Con questo nuovo sport finalmente i blacks sembrano riuscire ad ottenere una rivincita contro i bianchi schiavisti.


Curiosità

Dalla Black Basketball League nascerà il movimento degli Harlem Globetrotters. Scoprite la loro storia qui.

Gettysburg, il luogo principale dei massacri durante la guerra di Secessione, laddove si pronunciòil Gettysburg Adress.

Juneteenth, la celebrazione della fine della schiavitù.

Michela Crosa

14 Replies to “Barry Farm’s, il quartiere nero di Washington”

  • Da un lato, direi che è giusto preservare il quartiere così com’è, per lasciare un’impronta evidente di questo evento storico di gande importanza, dall’altro ci sarebbe il fattore “integrazione” che non guasterebbe.

  • Ultimamente guardo molte serie che parlano proprio di questo fattore di integrazione negli EUA.
    Anche secondo me ci vuole conservare i quartieri così come sono ma dall’altro lato rimangono “esclusi” da altre zone del Paese.
    Storia contorta questa americana….

  • Molto interessante questo articolo e la storia di questo quartiere. Ma i residenti che ottengono il voucher poi possono tornare nelle loro case o queste vengono poi messe in vendita?

  • È straordinario come da discriminazioni e crudeltà nascano uomini coraggiosi e forti che riescono, in modo pacifico, a riscattare anni di sofferenza. Non conoscevo la storia di questo quartiere. Interessante esempio di rinascita.

  • I quarteri come questo hanno una incredibile identità ma purtroppo l’altra faccia della medaglia è la non integrazione e l’isolamento. Sicuramente i sindaci e le autorità dovranno fare di tutto affinchè ci sia integrazione e non ghettizzazione.

  • Molto interessante! Mi affascinano sempre tanto le storie di cose nate dalla caparbietà e volontà delle persone come è stato per la Black Basketball League! Fra l’altro non ne conoscevo la storia.

  • Davvero interessante la storia su questo quartiere e su come alcuni uomini siano riusciti a farsi rispettare attraverso lo sport. Non conoscevo le origini degli Harlem Globetrotters.

  • Pagine nere della storia americana quelle del razzismo, che purtroppo non è ancora del tutto debellato! Molto interessante la storia di questo posto, che ci ricorda quanto sia importante la forza di volontà e l’umanità.

  • Grazie per queste chicche. Sono molto interessata alla cultura black. Avevo amato molto la vitalità di Harlem e penso sia utile sapere che Washhington non è solo Capitol Hill ed edifici governativi.

  • Interessante la storia di questo quartiere… ed è bello sapere che dalla volontà di persone discriminate siano nate delle cose buone!

  • Te l’ho già detto che sto imparando un sacco di cose leggendo il tuo blog? Mi piacciono molto gli approfondimenti e i temi sociali e storici che affronti, rendono la storia degli Stati Uniti più completa e comprensibile, Io li amo profondamente gli States e mi addolora immensamente questa supremazia bianca che non accenna a scomparire.

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