A Washington in compagnia di Martin Luther King

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“I have a dream”

Quali parole migliori per descrivere il momento attuale che stanno vivendo gli Stati Uniti.

L’omicidio di Floyd è stato l’apice di un problema che ancora oggi sembra non essere stato superato. Nonostante l’Indipendenza , festeggiata ogni 4 luglio, nonostante i festeggiamenti per il Juneteenth, il 19 giugno, e per la fine della schiavitu’ in queste ultime settimane il movimento afro-americano e antirazzista si fa sentire piu’ che mai!

Queste parole,“I have a dream”, pronunciate in quel 28 agosto 1963, davanti ad una folla di persone sugli scalini del Lincoln Memorial,  rieccheggiano più che mai nella mente di tutti.

A Washington, un monumento “vivo” dedicato a Martin Luther King

Proprio la capitale Washington ha dedicato a Martin Luther King Jr un memoriale, inserito nella lista del National Mall & Memorial Park, a pochi passi dalla National Mall, dal Franklin Delano Roosevelt Memorial e dal Washington Memorial.

Quattro gli acri che lo compongono e composti dal ritratto di King scolpito nella roccia e dalla Stone Hope ( Pietra della Speranza) simboli per eccellenza.

La sua inaugurazione che doveva avvenire il 28 agosto 2011, fu spostata al 16 ottobre a causa dell’uragano Irene.

Le critiche al monumento

Quasi vent’anni ci sono voluti per realizzare tale monumento, alto piu’ di 9 m. Il design finale fu scelto tra più di 900 candidati in tutto il mondo e lo stesso scultore, Lei Yixin, ha subito molte critiche, non solo perchè aveva precdentemente realizzato un monumento a Mao-Tse–Tung, ma anche perché volle realizzare quello di King impiegando solo granito cinese e operai cinesi.

Anche il risultato non fu quello che ci si aspettava! Non solo perché non fu scelto uno scultore americano ma addirittura perchè sembra che Martin Luther King abbia dei lineamenti quasi cinesi.

King fu il primo “non presidente”  insignito dell’onore di avere un monumento a lui dedicato. L’idea di dedicargli una delle statue con le quali vengono onorati i grandissimi padri degli Stati Uniti risale a 16 anni dopo la morte, avvenuta nel 1968, per iniziativa della associazione di afro-americani Alpha Phi Alpha della quale era membro e la realizzazione di tale sogno, durante la prima presidenza “black” della storia, quella di Barack Obama fu un grandissimo onore.

Anche la zona in cui è stato costruito è molto importante! A pochi passi da quelle scalinate del Lincoln Memorial dove pronunciò quel famoso discorso “I have a dream”.

Un memoriale vivo dunque dove, chi cammina, puo’ rileggere alcune delle parole di quel famoso reverendo che perse la vita per la parità dei diritti umani.

La battaglia di Martin Luther King nel Sud

La vita e le parole di Martin Luther King Jr. continuano ancora oggi ad ispirare molti cittadini americani e tutti coloro che cercano una guida morale contro le ingiustizie.

Come giovane leader afroamericano guidò il boicottaggio del servizio di autobus a Montgomery, Alabama, quando un’anziana donna, Rosa Parks, si rifiutò di cedere il suo posto su un mezzo ad un uomo bianco. Dopo quell’episodio, King fondò la Southern Christian Leadership Conference e divenne il leader di fatto del movimento per i diritti civili. Abile nella retorica tanto quanto nella strategia politica, condusse la lotta rigorosamente all’insegna della non-violenza tanto che durante la marcia a Washington D.C. (1963) pronunciò il celebre discorso «I have a dream…»,  ai piedi del Lincoln Memorial, e spinse il governo all’approvazione di una nuova legge per porre fine alla segregazione razziale nel sud degli USA, il Civil Rights Act (1964).

King continuò la lotta a Selma, Alabama, con una nuova marcia a favore del diritto di voto, ancora negato ai cittadini afroamericani negli stati del sud: l’attivismo degli afroamericani e del loro leader portò all’approvazione del Voting Rights Act nel 1965.

Gli episodi nel Nord America

I have a dream image thanks to pixabay

Dopo Selma, l’azione di King si spostò nelle città del nord, in particolare a Chicago, dove rivelò che il razzismo non era solo un problema delle zone meridionali degli USA, ma anche di quelle settentrionali. La sua retorica si fece sempre più infuocata e critica del governo, mentre la sua azione lo pose in rotta di collisione con le istituzioni. King, infine, fu assassinato a Memphis il 4 aprile 1968, colpito da un fucile di precisione mentre era sul balcone dell’hotel in cui soggiornava.

Il Baltimore Riot del 1968

È proprio a Baltimora, Maryland, che all’indomani del suo omicidio si verificò una delle più insistenti rivolte dei ghetti neri, che continuò per più di una settimana, dal 6 aprile al 14 aprile 1968.

Ancora oggi, Baltimora è una città che deve fare i conti con il suo turbolento passato per quanto riguarda le problematiche razziali: nel 2015 è tornata sotto i riflettori con il caso di Freddie Carlos Gray Jr., un afroamericano morto in circostanze poco chiare dopo essere stato arrestato e preso in custodia dalla polizia. L’episodio scatenò una nuova serie di tensioni tra il dipartimento di polizia di Baltimora e parte della comunità afroamericana, quest’ultima piegata dalla povertà e dalla conseguente criminalità, in particolare nella zona di Sandtown-Winchester.

Rinascere attraverso gli eventi culturali

Nei decenni, però, la vivace comunità nera ha sviluppato anche iniziative culturali per rinascere e superare questi momenti difficili. LArena Players Inc. è infatti il più antico community theatre afroamericano della nazione e nel 2005 è stato inaugurato un importante museo di storia e Cultura Afroamericana, sotto la supervisione della prestigiosa Smithsonian Institution. Più datato è invece il National Blacks in Wax Museum, un museo delle cere dedicato alle grandi figure della storia nera. Tuttavia, se vi interessano di più le persone in carine ed ossa, forse è meglio che partecipate alla parata in onore proprio di Martin Luther King, pochi giorni dopo il suo compleanno (18 gennaio), che da vent’anni raduna cittadini di Baltimora, autorità civiche e religiose, gruppi di danza e di canto, tutti uniti in una festa in ricordo del grande leader.

Un consiglio: visitatela!

Fort McHenry

Baltimora è quindi una città complessa e ricca di vita. Se passate dal Maryland merita una visita. Nel suo contesto portuale, offre dei bellissimi panorami, come i moderni palazzi del centro che si specchiano nelle acque del porto. A Baltimora, sulle sponde dell’Oceano Atlantico, si trova anche Fort McHenry, dove Francis Scott Kay scrisse l’inno americano durante il bombardamento inglese nella guerra del 1812.

Non dimenticate infine di assaggiare la specialità del posto, i famosi granchi di Baltimora!

Nota: Abbiamo realizzato questo post per voi! Un quattro mani con Matteo di Mari’merica, amante degli States tanto quanto noi!

Michela Crosa

One Reply to “A Washington in compagnia di Martin Luther King”

  • la curiosità é sempre stata la mia parola d’ordine quando sono uscita. Vedere e confrontarmi con la mia città mi fa imoarare molto. Mi idverte soprattutto apprendere usi e costume più che sotria e moinumenti. Le riflessioni su MLK sono vere ed interessanti. Purtroppo c’é igmoranza spirituale, morale e interiore. ciao
    Sr. Mariadoria

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